Come entrare nel food blogging club e avere il ristorante pieno

A cosa serve il content marketing nella ristorazione?

Il content marketing nella ristorazione ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, parallelamente con l’esplosione delle strategie di content marketing in altri settori. Non si contano più i blog, che aumentano ogni giorno, dedicati ai piaceri del palato. Talvolta sono curati da semplici appassionati, ma sono sempre di più i singoli locali o le catene di ristoranti che investono risorse su questo strumento di comunicazione.

Il trend sicuramente segue una maggiore attenzione verso il Made in Italy, soprattutto nei settori di punta come l’agro-alimentare e la ristorazione.

Foto di un ristorante all'aperto a Polignano a Mare
Grotta Palazzese a Polignano a Mare (foto dal sito web del ristorante)

Federalimentare ha stimato infatti per l’anno in corso un fatturato complessivo di 134 miliardi di euro (nel 2016 erano 132 mld), con un incremento delle esportazioni del +5%, pari a 31,6 miliardi di euro (erano 30,1 nel 2016). Per quanto riguarda la ristorazione (anche quella mobile) ci aggiriamo attorno a 168mila realtà aziendali, soltanto in Italia.

Numeri importanti per fatturato e realtà coinvolte, dietro i quali si celano però ancora tante arretratezze digitali, e un ritardo sostanziale di circa dieci anni rispetto a quello che sta facendo il settore alberghiero. In questo quadro sono già emerse per fortuna anche alcune sensibilità più aperte e innovative lato promozione e marketing. 

Un numero sempre maggiore di locali sta investendo budget importanti in web agency per la creazione di siti, in social media management, ma anche in content marketing per la ristorazione. Si tratta di strategie che, se ben orchestrate, possono far accelerare il tuo business legato all’enogastronomia e arrivare ad un pubblico che ti stimerà ancor prima di metter piede nel tuo locale.

Ma, come in altri settori, nel “food” non si può improvvisare, e si deve coltivare un’attenzione quasi maniacale per la qualità e i dettagli.

Se sei il titolare di un ristorante, un’enoteca, o magari hai fondato una startup legata al food, e vuoi occuparti in prima persona della scelta e della creazione dei contenuti per il tuo sito, hai davanti a te un’attività sicuramente entusiasmante, ma non semplice. Oggi vogliamo darti qualche piccolo consiglio sulla gestione della linea editoriale.

Prima regola del food blogging club: non c’è una regola

Sembra strano, ma non esistono regole standard valide per ogni food blogger. Ognuno dovrebbe, in qualche modo, prendere consapevolezza delle sue specialità e investire su quelle. Se hai una predilezione per le ricette, per spiegare tutti i passaggi meno conosciuti nella preparazione di alcuni piatti, parti da quello!

Peraltro la scelta di pubblicare una ricetta mette il tuo cliente potenziale nelle condizioni di sapere quali materie prime usi nel tuo ristorante, quanto tempo impieghi nella preparazione, quanta difficoltà c’è in determinati passaggi. Magari tenterà di rifarlo a casa propria, ma gli verrà la curiosità di venire ad assaggiare la tua versione. Anche solo per comparare il risultato.

Un foto da food blogging nella ristorazione con gamberetti su un piatto bianco

Anche Mulino Bianco rende le note le ricette dei suoi biscotti. Potenzialmente chiunque potrebbe rifarli, ma in realtà poi sono in pochi ad avere il tempo e l’intraprendenza di farlo. In realtà il messaggio che lancia la Barilla con questa operazione è più sottile: “realizziamo prodotti genuini, che potresti fare in casa persino tu”.

Insomma pubblicare le ricette è utile, perché il tuo brand viaggia con quei piatti, perché dai un’immagine di autorevolezza e anche di trasparenza. E il cliente comunque, prima o poi, verrà da te a gustare la tua versione.

Oltre alle ricette c’è la possibilità di creare post di utilità più generale. La creazione di un menù a tema, gli abbinamenti tra vini e piatti, approfondimenti su specialità stagionali: tutte queste varianti di piano editoriale contribuiscono a dare lunga vita (e “condivisibilità”) ai vostri articoli.

Dietro il ring. La storia delle materie prime

Se usi il tuo blog per parlare delle risorse a cui attingi per la tua cucina parli indirettamente anche della tua mission, della tua filosofia.

Se dietro le tue ricette si celano dei prodotti a kilometri zero, prodotti che sono legati al territorio, è il momento di investire anche sui tuoi fornitori. Invitali a scrivere un guest post sul tuo sito, oppure fai tu stesso un approfondimento, magari con un’attenzione particolare alle storie che ci sono dietro un singolo uovo di gallina, un formaggio o un vino.

Devi mettere in luce i motivi per cui hai scelto loro e non altri, che vantaggi ti hanno dato nel tuo lavoro quotidiano, che tipo di resa qualitativa hanno. Crea soprattutto un link con il territorio in cui vivi, rendendo immediatamente percepibile che i tuoi piatti hanno un’identità forte e affondano le loro radici in una storia collettiva più ampia.

Può sembrarti strano, ma una ricetta è una pagina di storia. Non solo la tua, ma di tutti quelli che hanno collaborato a realizzarla. Questa storia merita di essere raccontata.

Un contadino raccoglie l'uva per la vendemmia
Vendemmia 2016 presso la tenuta di Regaleali, cantine di Tasca d’Almerita. (ph Giuseppe Flavio Pagano)

Sale, pepe e… territorio!

Pensavi di cavartela con due ricette e qualche storia. E invece no! Anche il branding territoriale è parte integrante del content marketing nella ristorazione.

Sia che tu abbia un’enoteca nel Chianti sia che tu abbia un ristorante nel cuore di Catania, i tuoi luoghi sono importanti! Parlane con degli approfondimenti che siano in linea con il tuo stile di scrittura, senza copiare e incollare da Wikipedia.

Mettiti nei panni di un tuo potenziale cliente che, oltre a fermarsi a pranzo, vuole scoprire cosa c’è intorno a te. Dai suggerimenti, itinerari, e racconta anche qualche aneddoto che magari neanche Google conosce. 

E non dimenticare d’informare il tuo pubblico sulle feste o gli eventi locali, spesso sono proprio questi i pretesti che spingono qualcuno a macinare tantissimi chilometri per raggiungere la tua città o borgo.

Last but not least, riempi questi post di contributi fotografici di qualità. Aumentano l’attrattiva delle tue informazioni.

Veduta serale di Porto Venere, provincia di La Spezia
Veduta di Portovenere. (ph. Giuseppe Flavio Pagano)

Veniamo da lontano, andiamo lontano

Un elemento che manca spesso a molti siti di ristoranti è l’aspetto umano. Mi spiego meglio: ci sono ricette straordinariamente attraenti, ci sono focus dedicati alle materie prime e al territorio, ma poi mancano le persone… i veri protagonisti di questa storia del gusto. 

Insomma, bisogna fare una narrazione coinvolgente di quella che è la storia del locale, delle persone che vi gravitano. Quali percorsi hanno condotto ad aprire quell’attività? Quali difficoltà iniziali ci sono state? Come si è allargato il menù? Chi è entrato nel team della cucina?

Un cuoco sta preparando un piatto in una cucina

Lo storytelling applicato al food blogging è straordinariamente affascinante, soprattutto se si serve anche di foto.

Spesso prima ancora di apprezzare una tua ricetta, un tuo potenziale cliente potrebbe ricordare la tua storia e i tuoi volti. Una narrazione del “capitale umano” su cui è stato fondato il locale crea fiducia, ma anche una proiezione verso il futuro. Non darai così l’impressione di essere venuto fuori dal nulla, ma di aver molto da dire per questi tempi e per quelli che verranno.

O qualità o morte!

Sì, forse ho esagerato con questa semi-citazione risorgimentale. Però la questione è di fondamentale importanza, e determina nel lungo periodo la riuscita o meno della tua strategia di content marketing nella ristorazione.

Magari investi ingenti quantità di tempo ed energie nel creare contenuti, magari sono anche contenuti validi, scritti con tutte le regole fondamentali per essere trovati su Google. Però poi ci sono foto scattate con il cellulare in allegato ai post.

Sono cose che fanno piangere il cuore.

Il problema non sono i cellulari ovviamente, perché quelli di fascia alta se abbinati a una buona post-produzione possono sicuramente offrire risultati un tempo impensabili con budget bassi. Il nodo della questione è che occorre avere una cultura dell’immagine che valorizzi i vostri piatti, con un’attenzione alla luce e all’ambientazione che un principiante non può avere. Per questo le soluzioni self-made o del “miocuggino” con la reflex fanno precipitare la qualità percepita del tuo impegno nel food blogging.

Una ragazza mangia un piatto di cacciucco livornese
Un piatto di cacciucco del ristorante “La buca”, Pisa. (ph. Giuseppe Flavio Pagano)

Vale perciò la pena investire un po’ di budget in tutto il comparto visual affidandosi a dei professionisti. È possibile anche confezionare qualche video di tanto in tanto, magari per destinarlo ai canali social, mettendoci la faccia in prima persona e rendendo immediatamente fruibile una ricetta.

Anche qui non sono necessari bugdet esorbitanti, come quelli di realizzazione di uno spot vero e proprio: basta un intervento che preveda una camera fissa, un minimo di montaggio, buone luci e buon audio. Questi contenuti sono quelli che creano più facilmente interazione con il pubblico e diventano ottimi ambasciatori del vostro brand.

Perché insisto sul visual? Perché i contenuti visivi sanno raccontare le cose come nient’altro al mondo, dandoci la possibilità di capire immediatamente cosa ci troviamo davanti e di esplorarlo, senza che la parola scritta ci guidi in un percorso predeterminato.

Attraverso gli occhi, nel nostro cervello si innescano liberamente rapidamente emozioni, ricordi, sensazioni, intuizioni che la parola scritta in un certo senso irregimenta in percorsi forzati. Nel settore del food blogging tutto questo è ancora più vero, perché nulla coinvolge i sensi e le emozioni come il cibo.

Dietro il ring. La storia delle materie prime

Se usi il tuo blog per parlare delle risorse a cui attingi per la tua cucina parli indirettamente anche della tua mission, della tua filosofia.

Se dietro le tue ricette si celano dei prodotti a kilometri zero, prodotti che sono legati al territorio, è il momento di investire anche sui tuoi fornitori. Invitali a scrivere un guest post sul tuo sito, oppure fai tu stesso un approfondimento, magari con un’attenzione particolare alle storie che ci sono dietro un singolo uovo di gallina, un formaggio o un vino.

Devi mettere in luce i motivi per cui hai scelto loro e non altri, che vantaggi ti hanno dato nel tuo lavoro quotidiano, che tipo di resa qualitativa hanno. Crea soprattutto un link con il territorio in cui vivi, rendendo immediatamente percepibile che i tuoi piatti hanno un’identità forte e affondano le loro radici in una storia collettiva più ampia.

Può sembrarti strano, ma una ricetta è una pagina di storia. Non solo la tua, ma di tutti quelli che hanno collaborato a realizzarla. Questa storia merita di essere raccontata.

 

Un contadino raccoglie l'uva per la vendemmia
Vendemmia 2016 presso la tenuta di Regaleali, cantine di Tasca d’Almerita. (ph Giuseppe Flavio Pagano)

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Sale, pepe e… territorio!

Pensavi di cavartela con due ricette e qualche storia. E invece no! Anche il branding territoriale è parte integrante del content marketing nella ristorazione.

Sia che tu abbia un’enoteca nel Chianti sia che tu abbia un ristorante nel cuore di Catania, i tuoi luoghi sono importanti! Parlane con degli approfondimenti che siano in linea con il tuo stile di scrittura, senza copiare e incollare da Wikipedia.

Mettiti nei panni di un tuo potenziale cliente che, oltre a fermarsi a pranzo, vuole scoprire cosa c’è intorno a te. Dai suggerimenti, itinerari, e racconta anche qualche aneddoto che magari neanche Google conosce. 

E non dimenticare d’informare il tuo pubblico sulle feste o gli eventi locali, spesso sono proprio questi i pretesti che spingono qualcuno a macinare tantissimi chilometri per raggiungere la tua città o borgo.

Last but not least, riempi questi post di contributi fotografici di qualità. Aumentano l’attrattiva delle tue informazioni.

Veduta serale di Porto Venere, provincia di La Spezia
Veduta di Portovenere. (ph. Giuseppe Flavio Pagano)

 

Veniamo da lontano, andiamo lontano

Un elemento che manca spesso a molti siti di ristoranti è l’aspetto umano. Mi spiego meglio: ci sono ricette straordinariamente attraenti, ci sono focus dedicati alle materie prime e al territorio, ma poi mancano le persone… i veri protagonisti di questa storia del gusto. 

Insomma, bisogna fare una narrazione coinvolgente di quella che è la storia del locale, delle persone che vi gravitano. Quali percorsi hanno condotto ad aprire quell’attività? Quali difficoltà iniziali ci sono state? Come si è allargato il menù? Chi è entrato nel team della cucina?

 

Un cuoco sta preparando un piatto in una cucina

 

Lo storytelling applicato al food blogging è straordinariamente affascinante, soprattutto se si serve anche di foto.

Spesso prima ancora di apprezzare una tua ricetta, un tuo potenziale cliente potrebbe ricordare la tua storia e i tuoi volti. Una narrazione del “capitale umano” su cui è stato fondato il locale crea fiducia, ma anche una proiezione verso il futuro. Non darai così l’impressione di essere venuto fuori dal nulla, ma di aver molto da dire per questi tempi e per quelli che verranno.

 

O qualità o morte!

Sì, forse ho esagerato con questa semi-citazione risorgimentale. Però la questione è di fondamentale importanza, e determina nel lungo periodo la riuscita o meno della tua strategia di content marketing nella ristorazione.

Magari investi ingenti quantità di tempo ed energie nel creare contenuti, magari sono anche contenuti validi, scritti con tutte le regole fondamentali per essere trovati su Google. Però poi ci sono foto scattate con il cellulare in allegato ai post.

Sono cose che fanno piangere il cuore.

Il problema non sono i cellulari ovviamente, perché quelli di fascia alta se abbinati a una buona post-produzione possono sicuramente offrire risultati un tempo impensabili con budget bassi. Il nodo della questione è che occorre avere una cultura dell’immagine che valorizzi i vostri piatti, con un’attenzione alla luce e all’ambientazione che un principiante non può avere. Per questo le soluzioni self-made o del “miocuggino” con la reflex fanno precipitare la qualità percepita del tuo impegno nel food blogging.

 

Una ragazza mangia un piatto di cacciucco livornese
Un piatto di cacciucco del ristorante “La buca”, Pisa. (ph. Giuseppe Flavio Pagano)

 

Vale perciò la pena investire un po’ di budget in tutto il comparto visual affidandosi a dei professionisti. È possibile anche confezionare qualche video di tanto in tanto, magari per destinarlo ai canali social, mettendoci la faccia in prima persona e rendendo immediatamente fruibile una ricetta.

Anche qui non sono necessari bugdet esorbitanti, come quelli di realizzazione di uno spot vero e proprio: basta un intervento che preveda una camera fissa, un minimo di montaggio, buone luci e buon audio. Questi contenuti sono quelli che creano più facilmente interazione con il pubblico e diventano ottimi ambasciatori del vostro brand.

Perché insisto sul visual? Perché i contenuti visivi sanno raccontare le cose come nient’altro al mondo, dandoci la possibilità di capire immediatamente cosa ci troviamo davanti e di esplorarlo, senza che la parola scritta ci guidi in un percorso predeterminato.

Attraverso gli occhi, nel nostro cervello si innescano liberamente rapidamente emozioni, ricordi, sensazioni, intuizioni che la parola scritta in un certo senso irregimenta in percorsi forzati. Nel settore del food blogging tutto questo è ancora più vero, perché nulla coinvolge i sensi e le emozioni come il cibo.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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